FARE RETE. Perchè “mettersi insieme”?

FARE RETE.

L’albero può desiderare la calma, ma non per questo il vento cesserà di soffiare…

un pensiero di Mao Tse-Tung

 

Il XXXI Congresso di Fonderia organizzato da ASSOFOND, svoltosi a Roma il 4-5 ottobre, oltre ad una relazione sulla produttività, gli scambi commerciali e le prospettive che caratterizzano il settore, si è caratterizzato per alcune riflessioni più ampie sul tema del mercato, della competitività e delle reti d’impresa,  ambito quest’ultimo, nel quale si è inserito l’intervento di Giovanna Ricuperati, AD di MultiConsult.

Cosa significa “fare rete”? La definizione “tradizionale” descrive la rete come un sistema di imprese, ovvero un insieme di unità operative che agiscono in modo integrato e organico nell’ambito di un sistema, che si configura, di volta in volta, secondo le modalità più adatte per perseguire le opportunità di business che il mercato presenta. Insito in questa definizione c’è il concetto di “duttilità” del sistema, in quanto consente di conciliare condizioni organizzative opposte, coniugando i vantaggi strutturali delle PMI con quelli delle organizzazioni di grandi dimensioni in termini di economie di scala, ricerca e sviluppo, risorse umane, ecc.. Inoltre, la possibilità di ripartire i costi su più soggetti e la maggior capacità di innovare e di essere competitivi attraverso l’accumulo e lo scambio reciproco di conoscenze, consentono di migliorare l’offerta al mercato e garantire una maggior competitività alle imprese che ne fanno parte con un beneficio finale per l’intero sistema economico.

Nonostante i 412 contratti di rete sottoscritti in Italia e il coinvolgimento di circa 2000 imprese, permangono però dei dubbi… gli imprenditori, cosa pensano?

*PERCHE’ MI DEVO METTERE INSIEME AD ALTRI?

*MA CHI COMANDERA’?

*CI SARA’ QUALCUNO CHE PENSERA’ SOLO AI PROPRI INTERESSI A MIO DISCAPITO?

*DOVRO’ METTERE  SUL TAVOLO IL MIO KNOW HOW?

*DOVRO’ INVESTIRE PRIMA DI OTTENERE RISULTATI?

*GLI ALTRI SARANNO AL MIO STESSO LIVELLO?

A ciò si aggiungono una serie di atteggiamenti quasi “opportunistici”…

*FINO A CHE C’E’ IL FINANAZIAMENTO, CI STO POI VEDREMO…

*SE ANCHE IL MIO CONCORRENTE PARTECIPA, allora, DEVO ESSERCI ANCHE IO

*CONDIVIDERE? PIUTTOSTO CHIUDO…

Eppure l’idea di “fare sistema”, “condividere”, accrescere la propria presenza dimensionale non è poi così una necessità solo attuale: in passato si sono affermati i distretti, poi si sono sviluppati strumenti quali acquisizioni e fusioni per aumentare la dimensione e lo scopo della propria azienda… ora si sperimentano forme più “snelle”, che non vanno a modificare l’entità giuridica e i sistemi di governante della singola impresa, anzi la preservano all’interno di nuove forme di aggregazione e condivisione.

La terza rivoluzione industriale e la globalizzazione, sono state le “molle” che hanno spinto, soprattutto le PMI, a rivedere il modo di interloquire con il mercato internazionale. È difficile far sentire la propria “voce” quando si è soli…

La rete si è proposta così come strumento essenziale che facilita l’attivazione di collaborazioni strategiche e lo sviluppo di filiere competitive, essenziali per poter affrontare le nuove sfide, senza perdere flessibilità, rapidità e creatività, che caratterizzano le PMI e al tempo stesso consentono una efficiente risposta al mercato.

È importante però prendere coscienza del fatto che la risposta al mettersi insieme non può essere considerata una scelta temporanea o “di attesa”: se pensiamo di essere in una fase di crisi crediamo di poter tornare alla situazione precedente ma, se al contrario crediamo di attraversare una fase di transizione, sappiamo di essere in movimento verso il nuovo che va affrontato dotandosi di nuovi strumenti  (Rullani).

La figura dell’imprenditore solitario che con la sua impresa si presenta sul mercato, rischia di limitare le potenzialità della sua stessa azione e la buona riuscita del suo progetto. Perché un progetto funzioni, oggi più che mai, serve una combinazione di più conoscenze, esperienze, tecnologie, stili di comunicazione e capitali, non solo finanziari ma anche relazionali e intellettuali. La rete richiede proprio questo contributo da parte di ciascuno e non ci si deve fermare davanti alle criticità che questo volte comporta: il gruppo coinvolto può attraversare dei momenti di conflittualità, caratterizzati da tensioni, ostilità o resistenze al cambiamento, tuttavia anche questi momenti sono necessari per accrescere la coesione e la strutturazione del gruppo stesso in termini di appartenenza e commitment per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

 

 

 

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