Aggregazione, internazionalizzazione e innovazione

FONDAZIONE UCIMU. SESSIONE CONVEGNISTICA di BIMEC Fieramilano, 16 novembre 2011.

Lo spunto per il convegno è il salto competitivo che viene richiesto alle nostre imprese a seguito della globalizzazione dei mercati. Il tema è stato affrontato da diversi punti di vista: istituzionale con l’intervento di Giancarlo Losma (presidente UCIMU), Alessandro Torsoli (presidente AIDAM), Domenico Appendino (vicepresidente SIRI), Fulvio D’Alvia (direttore ReteImpresa Confidustria), Domenico Palmieri (Presidente AIP); imprenditoriale con il contributo di Domenico Appendino (Vice Presidente di PrimeIndustrie) e Giovanna Ricuperati (Amministratore delegato di Multi-Consult); bancario con la presenza di Roberto Colombo (Banca Intesa SanPaolo). Il quadro che emerge è che “Fare impresa” oggi significa abbandonare logiche individualistiche, internazionalizzarsi e innovare non solo in termini di prodotto ma anche organizzativi e finanziari.

Il nuovo scenario globale richiede non solo di “adattarsi” ma di intensificare l’attività sui mercati internazionali e di superare i limiti dimensionali che troppo spesso penalizzano le imprese italiane impedendole di esprimere pienamente le proprie eccellenze.
Alessandro Torsoli ha sottolineato come in tale contesto sia importante porsi in un’ottica di collaborazione e condivisione di idee e di pratiche il che si traduce nella creazione e sviluppo di reti di imprese che consentono di creare sinergie tra costi e ricavi, superare problemi di sottocapitalizzazione e la frammentazione presente nel settore delle macchine utensili, come ricordato anche da Losma.
Il “contratto di rete” introdotto con la Legge 122 del 2010, spiega Fulvio D’Alvia, risponde a tali esigenze e crea un contesto giuridico di riferimento entro il quale promuovere l’aggregazione e “l’integrazione del piccolo” in un sistema reticolare che consente di competere più efficacemente a livello internazionale, punto sul quale ha insistito molto anche l’intervento di Domenico Palmieri.

Sul lato dell’internazionalizzazione si inserisce invece l’intervento di Giovanna Ricuperati, che sottolinea la necessità di realizzare in azienda un vero orientamento al mercato che oggi deve passare per forza attraverso un processo di apertura internazionale che da un lato non può essere considerato come una risposta passiva a stimoli esterni, ma dall’altro non può neanche seguire schemi predefiniti. L’approccio va infatti studiato sulla singola azienda partendo da un’accurata analisi interna al fine di identificare i propri punti di forza, combinarli con le caratteristiche dei mercati internazionali e determinare quindi il posizionamento presente e futuro. Questo richiede nuovi sforzi imprenditoriali e scelte coraggiose come quelle portate avanti ad esempio da Prima Industrie. Domenico Appendino, con la sua testimonianza, ha dimostrato come per aver successo sui mercati internazionali sia stato essenziale focalizzarsi sulla categoria di prodotti a maggior intensità tecnologica, passando attraverso il disinvestimento in quelle linee più tradizionali, che non potevano più rappresentare il core business, e l’acquisizione di aziende estere sia concorrenti che complementari.

In generale, l’impegno che viene richiesto, soprattutto alle PMI, è il perseguimento di una crescita sia culturale, in termini di approcci all’innovazione e all’internazionalizzazione, che strutturale, tramite l’aggregazione e integrazione in reti di imprese.

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